
Esami di imaging, sempre necessari?
Diversi pazienti credono che gli esami di imaging come la radiografia e la risonanza magnetica, permettano di meglio identificare la causa dei propri sintomi o che questi aiutino il clinico a meglio impostare un trattamento su misura (Lim et al.2019)
Tuttavia meno del 5% delle lombalgie è riconducibile a vere e proprie patologie sottostanti che necessitano di approfondimenti diagnostici, circa invece il 95% dei casi di lombalgia non presenta indicazioni di gravi patologie e dovrebbe essere approcciata con trattamento conservativo come, consigli di gestione, rassicurazione, esercizio, terapia fisica, terapia manipolativa, terapia cognitivo-comportamentale e terapia di gestione del dolore; la necessità o meno di un indagine di imaging strumentale sarà definita dalla storia clinica e dall'esaminazione effettuata dal professionista sanitario (Hall et al., 2021).
Nella stragrande maggioranza dei casi, nei quali la lombalgia non è sostenuta da serie cause sottostanti, l'imaging strumentale può causare apprensione, preoccupazione, catastrofismo e paura al movimento legati alle modifiche morfologiche citate nei referti, tuttavia queste si osservano anche in pazienti totalmente asintomatici, non sono quindi determinanti della presenza di sintomi (Brinjikji et al., 2014; Hall et al., 2021).
Il ruolo del clinico in questi casi è primario: l'educazione, la rassicurazione e la gestione del paziente deve essere la proprità del professionista sanitario preparato (Hall et al., 2021).

Fisiologici cambiamenti
Di seguito una tabella che riporta l'ingente presenza di modifiche anatomiche osservabili in radiografie e risonanze in soggetti di varie età che, anche se presentano queste modifiche morfologiche, non presentano nessun sintomo (Brinjikji et al., 2014).
Ciò che leggiamo sui referti di imaging spesso può spaventare ma sarebbe meglio interpetare certi dati con cautela, alterazioni morfologiche della colonna sono spesso più simili a rughe del viso, normali conseguenze dell'età, ma innocue per il nostro benessere



Multifattorialità
La lombalgia, per esempio, presenta la più alta prevalenza nei disturbi muscoloscheletrici ed è la principale causa di disabilità nel mondo, è inoltre la condizione verso la quale un maggior numero di persone beneficia di terapie riabilitative (World Health Organization, 2023).
Tuttavia la riduzionistica visione di un approccio prettamente biomeccanico alla lombalgia non presenta una soluzione, la condizione necessita di essere valutata secondo una concezione multifattoriale, che tenga certamente in esame i domini biologici, ma esamini e discuta anche quelli piscologici e sociali che si intrecciano e sviluppano l'esperienza dolorosa, nell'immagine le alterazioni strutturali che contribuiscono al dolore appaiono in basso in arancione, una piccola frazione nel complesso mondo del dolore (Cholewicki et al., 2019).
L'osteopatia per anni si è focalizzata su un modello strutturale di approccio al dolore e ai disturbi muscoloscheletrici tuttavia la crescente evidenza scientifica dimostra che la percezione di asimmetrie, sbilanciamenti e deviazioni posturali, siano fisiologiche variazioni biologiche piuttosto che patologie e che le sindromi dolorose non possono essere spiegate unicamente tramite alterazioni strutturali, biomeccanica e postura (Bakker et al, 2009; Roffey et al, 2010; , Lederman, 2011).
Per fare un esempio, l'adattamento e/o la guarigione di un tessuto richiedono una progressiva esposizione al carico e agli stress fisici, necessità fisiologiche che possono essere supportate unicamente quando l'assistito permette l'esposizione a queste attività, e ciò può venire meno in concomitanza di elementi psicologici (catastrofismo, paura del movimento, ecc.), o sociali (lavoro sedentario, ridotto movimento, assenza di hobby/sport) (Lederman, 2016).
Ad oggi, quindi, la care osteopatica informata delle evidenze permette di interagire con il dominio biologico del paziente, ma parallelamente permette di co-creare con l'individuo un ecosistema studiato sul singolo assistito che approcci, reinterpreti e modifichi gli innumerevoli fattori biopsicosociali (Lederman, 2016).
Bibliografia:
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Bakker EW, Verhagen AP, van Trijffel E et al 2009 Spinal mechanical load as a risk factor for low back pain: a systematic review of prospective cohort studies. Spine (Phila a). Apr 15; 34 (8): E281-93
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Brinjikji, W. et al. (2014) ‘Systematic literature review of imaging features of spinal degeneration in asymptomatic populations’, American Journal of Neuroradiology, 36(4), pp. 811–816. doi:10.3174/ajnr.a4173.
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Cholewicki, J., Breen, A., Popovich Jr., J.M., Reeves, N.P., Sahrmann, S.A., van Dillen, L.R., Vleeming, A. & Hodges, P.W., 2019. Can biomechanics research lead to more effective treatment of low back pain? Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, [online] Available at: <URL> [Accessed 15 May 2019].
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Hall, Amanda M, et al. “Do Not Routinely Offer Imaging for Uncomplicated Low Back Pain.” BMJ, vol. 372, 12 Feb. 2021, p. n291, https://doi.org/10.1136/bmj.n291.
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Lederman E. (2011) The fall of the postural-structuralbiomechanical model in manual and physical therapies: exemplified by lower back pain. J BodywMov Ther. Apr;15(2):131-8.
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Lederman, E. (2016). A process approach in osteopathy: beyond the structural model. International Journal of Osteopathic Medicine. Available at: http://dx.doi.org/10.1016/j.ijosm.2016.03.004 (Accessed: 19 September 2024).
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Lim YZ, Chou L, Au RT, etal. People with low back pain want clear, consistent and personalised information on prognosis, treatment options and self-management strategies: a systematic
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review. J Physiother 2019;65:124-35. doi: 10.1016/j.jphys.2019.05.010 pmid: 31227280
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Roffey DM et al 2010 Causal assessment of awkward occupational postures and low back pain: results of a systematic review. The Spine Journal 10: 89–99
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World Health Organization (2023). Low back pain. Available at: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/low-back-pain